sabato 6 giugno 2015

«Sai quanto guadagna una cameriera? Un cazzo di niente». Le "iene" di Tarantino tra crudeltà e compassione

Il cinema di Quentin Tarantino è un continuo tributo alla storia del cinema: è fatto di rimandi continui, ora più sofisticati (al cinema d'autore che passa da Hitchcock a Godard), ora più popolari e pittoreschi (tra spaghetti western, splatter, revenge movie) fino ai B-movie e al cinema più scadente.
Questo stile così ingombro di citazioni ed echi non è universalmente apprezzato: se alcuni vedono in questi richiami continui l'amore del regista per il cinema in toto, oltre alla sua conoscenza enciclopedica in materia cinematografica e al suo gusto spesso erudito nel ripescare perle di altri tempi e di altri luoghi, altri li interpretano come una mancanza di originalità, un mero scimmiottare i vari generi, un collage ben riuscito di trovate e creazioni altrui. La seconda tesi si sintetizza più o meno nel giudizio: togliendo dai film di Tarantino le citazioni e la rinomata violenza non rimane nulla.
Se così fosse, le citazioni sarebbero una sorta di farcitura, facilmente sostituibile o eliminabile, mentre il loro impiego sarebbe una manifestazione di pigrizia o un vezzo. In realtà, è la struttura portante dei film di Tarantino, al di là dei dettagli con cui la colorisce, ad essere un richiamo al cinema dei decenni precedenti. Questa tendenza non è accidentale nel cinema di Tarantino ma ne è caratteristica costitutiva fin dal suo film d'esordio, che si fa eminente portatore di questo modo di fare cinema, "Le iene" (Reservoir Dogs) del 1992. Come tutti quelli che lo seguiranno, questo prodotto tarantiniano si inscrive in un filone d'altri tempi, quello dei caper movie, e come nei film degli anni '50 e '60 che hanno reso famoso il genere vediamo innanzitutto un gruppo di delinquenti intenti a pianificare ed eseguire una rapina (anzi, innanzitutto ne vediamo l'esito negativo, poi l'incastro continuo di flashback ci mostra le fasi della preparazione).
I titoli del film sono preceduti da una scena caratterizzata innanzitutto da logorrea e turpiloquio, che non lascia presagire nulla delle azioni criminali che seguiranno: quel che pare un gruppo di amici siede in una tavola calda discutendo della canzone "Like a virgin" di Madonna. La tematica etica si introduce come timidamente: esploderà tra omicidi, torture e doppi giochi solo più tardi, ma per adesso la questione di principio riguarda la mancia per le cameriere. Non è questione di denaro, al di là dello sbrigativo Joe che etichetta il polemico Mr. Pink «pidocchioso di merda»: la questione è se dare le mance alle cameriere sia giusto o sbagliato. La polemica nasce dal rifiuto di Mr. Pink di lasciare la mancia alla cameriera. La sua posizione potrà sembrare cinica, ma è argomentata razionalmente e poggiata su una convinzione, appunto, "di principio", ossia sull'ingiustizia (sulla non corrispondenza tra azioni e meriti) fondante il sistema delle mance.


«No, perché la società mi dice di farlo. Cioè, la mancia la lascio se proprio se la meritano. Se proprio si impegnano al massimo, lascio un piccolo extra. Ma lasciarla così solo perché si deve è una stronzata. Voglio dire, non fanno nient'altro che il loro lavoro [...]. Questa ragazze mica se la passano male! Prendono il minimo sindacale, anch’io una volta ho lavorato al minimo sindacale ma non ero tra i fortunati che la società ritiene degni di mancia. [...] Mi dispiace che il governo tassi le mance, è una puttanata, ma non è colpa mia. Lo so che le cameriere appartengono a una di quelle categorie che lo prendono sempre in culo dal governo e se ci fosse una petizione contro la tassazione delle mance io la firmerei, se si dovesse votare io voterei, ma non voglio seguire la corrente. In quanto alla stronzata delle ragazze che non hanno titoli di studio, che imparino a battere a macchina perché se si aspettano che paghi io l’affitto per loro, stanno fresche!»

Gli altri componenti della banda, invece, si dimostrano sensibili verso la categoria delle cameriere sottolineando che il loro è un lavoro duro e che solo grazie alle mance molte donne prive di un titolo di studio riescono a mantenersi economicamente. Addirittura Mr. Blonde definisce «stronzo» Mr. Pink per il suo disinteressamento, ma poche scene più tardi ce lo ritroviamo a torturare senza scrupoli (ed effettivamente senza ragione) un poliziotto con rara nonchalance. Anche Mr. Pink e Mr. White
non mostrano compassione verso i poliziotti: Mr. White dice a Mr. Pink di averne uccisi nel corsodella rapina, e alla domanda se abbia ammazzato anche qualche «persona normale», risponde «No, solo poliziotti». I poliziotti, quindi, vengono rimossi dalla categoria della persone normali: dalla loro categoria non personale di poliziotti vengono de-umanizzati e ucciderli non comporta alcun rimorso. Al contrario, il senso di colpa e il conflitto morale sorgono quando a essere uccise sono le cosiddette persone normali. Mr. White si dispera per la strage avvenuta nella gioielleria, si interroga sulla giovane età delle vittime e accusa Mr. Blonde di essere uno psicopatico assassino.
Mr. Blonde giustificherà il suo "mezzogiorno di fuoco" dicendo:


«Gliel'avevo detto di non toccare quell'allarme. Non mi hanno dato retta. Se non avessero fatto di testa loro, sarebbero ancora vivi

Anche Mr. Pink trova un modo per giustificare la propria condotta:


«Io non voglio ammazzare nessuno, ma se devo uscire da quella porta e tu mi sbarri il passo in un modo o nell'altro ti levo di mezzo.»

Vediamo delinearsi le coordinate dell'agire (im)morale delle iene: il primo criterio cui attenersi è la legittimità della violenza, ossia l'uso della violenza in frangenti che lo rendano per così dire inevitabile. Le iene ritengono giustificata ogni loro azione malvagia, perché coerente con il loro sistema di valori che la rende non malvagia. Se qualcuno impedisce loro di raggiungere l'obiettivo, brutalmente, merita di essere ammazzato, tanto più se l'azione di ostacolo risulta poco ragionata, impulsiva o meno necessaria di quanto lo sarebbe invece la reazione:

«I negozi come quello si assicurano pure il culo. Non dovrebbero fare nessuna resistenza

Le iene hanno un codice non solo morale, ma deontologico: ciò è esemplificato da Mr. Pink, che per tutto il film inneggia alla professionalità, esortando gli altri a comportarsi in modo corretto: come un bravo criminale dovrebbe comportarsi.


  • A "Le iene" e alle questioni morali che solleva è dedicato il saggio "Le vite morali dei Reservoir Dogs" di James H. Spence, contenuto in "Quentin Tarantino e la filosofia. Come fare filosofia con un paio di pinze e una saldatrice", a cura di Richard Greene e K. Silem Mohammed, Mimesis, 2013.
  • Per approfondire gli aspetti biografici, caratteristiche e ricorrenze fino a Kill Bill, suggeriamo: "Kill Tarantino. Quentin Tarantino: istruzione per l'uso", Simona Brancati, Pericle Tangerine, 2004. 

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